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Antonio Mauro
L'uomo con la valigia di cartone

        



    • Antonio Mauro, per tutti Mast’Andonie u’Scarparecchie

Ricordo, sì, mi ricordo di quell’uomo con la valigia di cartone.

Con i miei occhi di bambino ho impresso nella memoria le immagini di quell’uomo che faceva uno “strano” mestiere.

Il suo attrezzo di lavoro era una valigia di cartone, che a me sembrava una valigia ricolma di stranezze, quasi un mistero.

Abitava tra la curva de “I s’dèil’ ” e l’incrocio di “Bambr’docc’ ”.
Ogni mattina, di buon’ora, usciva dalla sua casa con in mano la valigia. Con passo svelto e deciso, sempre ben vestito, pronto al sorriso ed alla battuta pungente, percorreva le lunghe salite con in mano il suo inseparabile attrezzo.

Arrivava in paese dov’era la vecchia fermata delle corriere, nei pressi del locale di “Saverie u’caff’ttir’ ”. L’attendeva quella delle 7,00 che partiva alla volta di Potenza, per far ritorno, con la puntualità di sempre, alle 4,00 del pomeriggio.

Prima di salire sulla corriera, però, si recava nel suo “ufficio” dove riceveva i clienti.

Sì, l’uomo con la valigia aveva un ufficio ed era situato nell’androne di casa mia.

Arrivava prima dei suoi clienti, attraversava l’ampio portone, poggiava la valigia di cartone su un alto gradone, l’apriva e ne riordinava il contenuto.

Intanto le stradine vicine, fino ad allora deserte e silenziose, si animavano di persone. E lo stesso accadeva nell’androne, dove si alzava un bisbiglio che, però, non diventava mai schiamazzo.

E l’uomo con la valigia, rivolgendosi ai suoi clienti, velocemente …… prendeva, parlava, annotava, gesticolava, rispondeva, sorrideva, annuiva.

Da qualcuno si vedeva affidare un pacchetto da consegnare al proprio figlio con un messaggio da riferire (rigorosamente orale); da qualcun’altro raccoglieva l’incarico di “cacciare” un documento presso un pubblico ufficio; da un altro ancora riceveva semplicemente l’incarico di una “‘mbasci’t’”.

Subito dopo chiudeva la valigia, per salire sulla corriera che intanto partiva per Potenza.

In un battibaleno anche nell’androne di casa mia ritornava il dolce e caldo silenzio del mattino.

Sulla corriera, intanto, l’uomo con la valigia organizzava il suo itinerario del giorno. A Potenza doveva percorrere strade , vicoli, scalinate, salite e discese, quasi tutto a piedi, sicuramente di corsa, in modo da poter fare tutte le consegne affidate nei tempi stabiliti.

A volte, recandomi a Potenza, lo incontravo nella grande e rumorosa città. Sempre con passo svelto percorreva Via Pretoria, per poi sparire al primo angolo.

Anche a Potenza aveva un “ufficio” in Via del Popolo, sotto al Gran Caffè, nel punto di ritrovo dei “noleggiatori”. Gli Acheruntini di Potenza sapevano che lì potevano trovare l’uomo con la valigia al quale affidare, quando necessario, le consegne urgenti per i loro cari.

Alle 4,00 del pomeriggio faceva ritorno ad Acerenza e l’androne di casa mia si animava nuovamente.

Completate le consegne, l’uomo con la valigia rimaneva da solo. Ridava ordine alle sue cose. Si ricomponeva e, finalmente, tornava a casa.

Questo è il mio ricordo dell’indimenticato Mast’Andonie u’Scarparecchie, all’anagrafe Antonio Mauro, di professione “Corriere espresso”.



* La prima foto è stata fornita da Michele Di Pietro, l'altra da Sergio Monetta, nipote di Antonio Mauro
** La prima pubblicazione di questo articolo è avvenuta il 24 marzo 2010 sul Blog di Donato Pepe, oggi Telemaco Edizioni (link: http://www.telemacoedizioni.it/2010/03/luomo-con-la-valigia-di-cartone/ )


Dino Salese (Pescara, luglio  2015)


Antonio Mauro in campagna
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