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Domenico Gilio
Le poesie


MONTE PARMENIDEO

Il titolo originario della poesia era "Lo Spavento e la Rivelazione".
Questo titolo è riportato nella prima edizione di "La Cetonia sul cardo" del 2010 e si ispira a una mostra fotografica di Mario Ciola e Aniello Ertico allestita ad Acerenza prima del 2010.

Il titolo della poesia è stato cambiato in seguito, in onore del filosofo Parmenide di Elea del V sec. a.c., perché all'Autore piaceva abbinare Filosofia e Poesia e, come dice lo stesso Gilio, "in particolare per fare sbocciare la vita dall’Essere assoluto parmenideo, trascendente, fuori da ogni riferimento con il reale".

La poesia "Monte Parmenideo" è stata premiata nel 2014 al Concorso Padre Ilaro - Centro Lunigianese di Studi Danteschi con la seguente motivazione:

" Un meraviglioso affresco della Primavera compiuto sui sentieri dei ricordi d’infanzia e della sapienza ontologica portata da Parmenide nel poema “Sulla Natura”: così il monte Parmenideo, luogo di fantasia del Poeta, ingenerato come tutta la realtà dell’immenso filosofo italico di Elea, riunisce l’intero universo personale dell’Autore assumendo validità universale. E l’indisturbata “cetonia sul cardo” (un topos della produzione del Poeta), ma pure la “farfalla sospesa nel celeste”, esprimono una magia perduta del vivere a contatto con la Natura che è l’unica esperienza che abbia per noi veramente un senso. “Primavera sul monte Parmenideo”: questo crediamo sia il giusto titolo per una lirica che vuole fermamente rappresentare un inno grandioso alla Rinascenza di tutta l’umanità "




MONTE PARMENIDEO
                          a Mario Ciola e Aniello Ertico

Sempre un viso mi appare,
      una piuma sul mare;
un folletto di spuma alle arse labbra.
Sull’incerto orizzonte  
indistinto sussurro e calpestio.

Un refolo di vento
teneramente vibra,
      poi rimorde
        nel campo tutto  in fiore:

semina luce in terre
      di confine,
        di picchi e di dirupi,
           dell’anima a frammenti.

La cetonia sul cardo,
       trafelata
         d’azzurro.
           Giovinezza
             sui campi di gaiezza!  

Gioco dei mutamenti, acqua e pietraia,
divina poesia!
      Aride reste
        al fuoco dell’estate.
E acqua, liquida acqua, tremolante.

La farfalla sospesa nel celeste.
Innocenza difesa
      dagli sguardi,
           da mani estranee intruse.
Chissà dove!…

      Sul monte
Parmenideo, fermo ingenerato,
vertiginose irrompono
       ore di feste e danze;
e sciami di bambini
       in girotondi
         e canti senza fine
su ricamate vesti
       delle spose
         votate a nuove ebbrezze.

Concavità di cielo
      si rimira
         nell’anima rattratta
in caverne d’orrore e di Spavento.

Rivelazione splende su colline
in mobili puntini variopinti,
in capolini d’oro bizantini,
in un rito solenne
d’aureole di Santi e di Reali.

Salmodia del mare  
      d’inazzurrati spazi.
Biancovestita Primavera, passi             
leggeri, spargi fiori sul cammino,                    
su prati di leggenda.  




Dino Salese (Pescara, agosto 2020)

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