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Quartiere Italia, Via Castelli Romani





Domenico Gilio
Le poesie


ACERENZA

Poesia dedicata al fratello Angelo.

I tetti “ricinti e stretti” sulla rocca diventano “un covone di spighe” a richiamare la fertilità dei campi.
Il rintocco della campana diffonde un sottile rimpianto: non si odono più i giochi dei bambini tra i vicoli e lo scalpitio degli animali sulle strade.


ACERENZA

Vetusti muri sulla rocca antica
alzano tetti che sono vessilli,
un covone di spighe nell’azzurro.
Sulle cimase rondini fanno strepitio lieve.
Presto viene l’Autunno
coi degradanti giorni
a spegnere la gloria dell’estate.

Di nuovo i neri uccelli dell’altura
irrompono con rapide volute
sulle estese campagne.
Selvagge strida infrangono il silenzio,
di alberi sussurranti l’armonia.

Un impeto di vento sulla rupe
s’insinua sibilante
tra le ombre delle case,
tra inanimati vicoli,
dove il vocio ruzzante
dei bimbi più non s’ode
né stridere lo scalpitio dei muli,
che un tempo era la vita, sul selciato.

Cade lento un rintocco dalla torre;
un bisbiglio trascorre.
Va nella tacita immobilità.




Dino Salese (Pescara, agosto 2020)

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